Il logo è la prima informazione, ed in alcuni casi anche l’unica, che un utente può potenzialmente incontrare riferita ad un’azienda, un libero professionista o una qualsiasi attività o realtà. Immaginatevi durante un viaggio, in metropolitana, oppure in un luogo della vostra città che non conoscete bene, in macchina o in tutte quelle circostanze dove non avete ne modo, ne tempo di soffermarvi o dove le distrazioni sono tante e ricche di attrattive.
In tutte queste ipotesi, atti comunicativi volontari ed inferenze, la competizione è tanta, quindi, l’unico mezzo a disposizione a volte è solamente il logo, o il glifo, cioè la riduzione a unico elemento di un logo complesso. E’ chiaro che il logo ha un’importanza estrema, racconta la storia e racchiude in se tutta l’essenza di ciò che rappresenta.
Senza citare i loghi più celebri della storia, non è possibile immaginare una qualsiasi realtà che vuole affacciarsi ad un qualsiasi tipo di pubblico, scevra di un elemento così importante e caratterizzante come i logo, il quale oltre ad avere funzioni pratiche ha anche valore evocativo e di appartenenza importantissimi.
Il logo si sviluppa per ultimo, si parte dall’idea, si associa all’idea il nome che questa idea evoca, ciò che ne deriva necessità di un simbolo che lo rappresenti, il logo appunto e successivamente un claim che faccia da chiosa.
Questo almeno è il percorso che adotto io come MOOD design, metodo che deriva da studi di semiotica e da esperienza acquisita in anni di sviluppo e progettazione di naming e loghi.